domenica 5 giugno 2016

L'avevamo tanto atteso ...

Dopo una lunga gestazione, il tanto atteso "Masterplan per la riqualificazione, valorizzazione e conservazione ad uso pubblico" (come recita il titolo) è stato presentato il 19 aprile 2016 ad un uditorio invero ristretto, la quinta commissione consiliare cultura del Comune di Torino, il giorno precedente il suo scioglimento in vista delle elezioni amministrative.

L'attesa è stata lunga: dopo l'annuncio di questo lavoro in occasione della delibera di Giunta del 31 marzo 2015 (2015/01346), dove si incarica la Compagnia di San Paolo della "... predisposizione di uno studio di fattibilità afferente l’investimento di potenziali acquirenti del Compendio che ne individui la migliore strategia di valorizzazione (anche mediante la definizione di un percorso inclusivo di coinvolgimento alla partecipazione di diversi attori funzionali e coerenti al pieno e sostenibile sviluppo del bene)",
studio che viene preannunciato per l'autunno del 2015, se ne trovano vaghi cenni nella delibera del Consiglio Comunale dell'11 dicembre 2015 (2015/07072) con la quale si decide di riacquistare una parte del compendio già cartolarizzata anni prima (acquisto la cui ratio verrà illustrata in un post successivo) e, ahinoi, si anticipano alcuni contenuti del masterplan: "gli esiti dello studio di fattibilità prevedono, in sintesi, l'alienazione del Compendio ad asta pubblica per Lotti distinti - da indirsi nei primi mesi del 2016 - pur nella conservazione della massima fruibilità pubblica e della vocazione culturale complessiva del bene."

Questo Masterplan, a dispetto di ripetuti annunci ufficiosi di prossima pubblicazione, rimane ancora nei cassetti sino a quando, su iniziativa dell'Università degli Studi, viene convocato con estrema riservatezza un incontro pubblico col sindaco Fassino e con l'assessore Passoni per illustrare i contenuti del Masterplan (il 17 febbraio 2016); gli esiti di questa presentazione sono ancora piuttosto deludenti, in quanto non emerge nulla di nuovo rispetto alle vaghe ipotesi che ormai da quasi due anni circolano. Grande attenzione viene data alla cosiddetta 'fruizione pubblica dei piani terra' senza specificare in cosa consista questa fruizione, senza ricordare che dietro questa definizione si trova un proprietario privato che decide modalità e limiti di questa fruizione (da cui una riconferma della volontà di vendere ad operatori privati il compendio della Cavallerizza reale) e, soprattutto, sorvolando sulla destinazione dei piani superiori del compendio.

Arrivata infine la pubblicazione del Masterplan, è stato possibile analizzarne dettagliatamente i contenuti. Da una lettura non sempre agevole sono emersi alcuni interrogativi:

- si parla di destinazione pubblica all'87% del solo piano terreno, mentre la cavallerizza conta da 4 a 6 piani: perchè i piani superiori non sono pubblici (o ad uso pubblico) e non sono contabilizzati in questa percentuale?

- perchè i cortili ed i portici, oggi accessibili a tutti, se il masterplan venisse adottato, diverrebbero spazi privati (accessibili al pubblico come lo sono i cortili di un centro commerciale...) a tutti gli effetti, aperti al pubblico, a seconda del cortile, per 4 ore al giorno ovvero per 12 ore?

- perchè il masterplan è concepito per spezzettare in lotti omogenei l'intero compendio della Cavallerizza Reale per poi procedere alla vendita di ogni lotto separatamente? Bella prospettiva trasformare in uno spezzatino di proprietà private quello che un tempo era parte integrante di Palazzo Reale, progetto del Castellamonte ed ora, ancora, iscritto sulla lista del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.

- dove saranno collocate ed in cosa consisteranno le annunciate vocazioni culturali? Pare che la superficie ad esse dedicate sia davvero modesta, a meno di non voler considerare 'culturale' anche un ostello o un albergo.

- in cosa consisterà il distretto culturale previsto nella Cavallerizza? E' difficile trovarne traccia nel documento; la cosiddetta 'Agenzia Cavallerizza' ricorda più un'agenzia immobiliare incaricata della promozione del brand Cavallerizza più che della creazione e gestione di un progetto culturale.


- per quale ragione è stato steso un velo opaco sull'ex-Zecca? Non fa parte anche questa del compendio?

- perchè non dichiarare chiaramente che la volontà, espressa non solo nel Masterplan ma anche nelle numerose delibere, è quella di vendere l'intero complesso?


Su quest'ultimo punto ricordiamo la dichiarazione registrata del sindaco Fassino che contrariamente alle indicazioni del Masterplan, e delle delibere, afferma categoricamente che "La Cavallerizza non è in vendita" (La Stampa, 17 febbraio 2016).

Per chiarire questi interrogativi abbiamo richiesto agli urbanisti Riccardo Bedrone, Paolo Berdini e Paola Somma di analizzare i contenuti del Masterplan e di presentare gli esiti di questo studio in un documento che sarà presentato alla stampa il 7 giugno 2016 alle ore 12 presso l'Unione Culturale Franco Antonicelli in via Cesare Battisti 4 a Torino, e successivamente pubblicato on-line sul sito www.eddyburg.it

La Conferenza Stampa sarà aperta al pubblico.

Chi volesse prendere visione del Masterplan, lo può scaricare qui in formato pdf (40 Mb)


 

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