Una lettrice del blog ci segnala alcuni commenti sull'articolo 'Nasce la Nuova Cavallerizza' (La Stampa, 26 maggio 2015)
In
data odierna la stampa riportava il coinvolgimento di Assemblea
Cavallerizza 14:45 al tavolo costruito a seguito della sottoscrizione
del protocollo di intesa per la vendita della Cavallerizza Reale. Questa
notizia è falsa. Il coinvolgimento delle docenti
Gron e Forni non è relativo ad un loro ruolo di rappresentanza
dell’Assemblea Cavallerizza,
bensì erano presenti in rappresentanza del
Politecnico di Torino.
Siamo
sorpresi che il giornalista che ha firmato l’articolo (Minello) sia
stato così “distratto” nel riportare la notizia. Quello che è certo è
che il comune di Torino ha tutto l’interesse che si diffonda la voce di
un nostro accordo e quindi di un loro presunto buon operato. La posizione
di Assemblea Cavallerizza 14:45 è molto diversa. L’assemblea ha
fortemente criticato l’ipocrisia sottesa al percorso del protocollo
d’intesa, un percorso che l’assessore Passoni definisce, con la sua
abituale spudoratezza, la “quintessenza della democrazia”, ma che, come
capirebbe anche un bambino, nei fatti ha ben poco di democratico.
A
cominciare dalla scelta di affidare un progetto così strategico e
delicato, anche simbolicamente, alla valutazione preventiva di un
soggetto da tempo inserito nella filiera imprenditoriale
cittadino-bancaria-politecnica torinese: «Homers». Scrive La Stampa:
“Gli architetti di Homers valuteranno ogni idea, mentre gli economisti
di «Equiter» valuteranno costi e sostenibilità economica di ogni
progetto. Il masterplan che ne verrà fuori sarà la «Bibbia della
Cavallerizza» alla quale dovranno rifarsi gli investitori che riterranno
di partecipare al bando o bandi che verranno per trasformare il sogno
in realtà. Passoni: «Un processo più democratico non esiste».
Che
cos’è questo processo democratico con Masterplan biblico, di cui parla
Passoni? Alla Compagnia di San Paolo viene delegato lo studio di
fattibilità (ossia che si può o non può fare) riguardo alla destinazione
della Cavallerizza. Però la Compagnia è parte in causa, in quanto una filiale di Intesa San Paolo ha
prestato soldi al Comune che, di rimando, ha posto tra le altre garanzie
la Cavallerizza. La Compagnia di San Paolo, a sua volta, ha assoldato la società
Homers --“social real estate developers” -- per fare uno studio
architettonico. Lo studio quindi è diretto e commissionato da San Paolo,
che non essendo un ente pubblico con finalità pubbliche, punta
naturalmente a realizzare il massimo guadagno possibile, legittimamente
derivato dalla cessione del bene o dalla sua messa a valore privato.
Il
conflitto tra il bene pubblico, cittadino, comune e l’interesse di un
soggetto privato -- ancorché definito da Fassino “parastatale” --
esplode dunque in questa vicenda della Cavallerizza Reale.
Ma
c’è di più. “Homers” significa l’Architetto Robiglio, intervistato oggi
su La stampa. Oltre a essere Professore Ordinario del Politecnico,
Robiglio è anche libero imprenditore e fondatore, insieme a Isabelle
Tuissant, di TRA, uno studio di architettura specializzato in
riconversione e riuso di edifici pubblici, e coinvolto nel comitato
scientifico di TORINO STRATEGICA, associazione di cui fanno parte tutti i
big dell’affare Cavallerizza, nonché membro di Avventura Urbana,
l’associazione che si occupò della progettualità partecipata in merito
agli asili -- poi purtroppo privatizzati.
Homers,
a sua volta, ha incaricato l’associazione “luoghi possibili” di
osservare la struttura e il modo di agire dell’assemblea. L’associazione
ha il compito di fare qualche intervista durante il mese di giugno,
riportarla a Homers e così superare il problema democratico della
progettualità partecipata con la cittadinanza.
Sorvoliamo
sull’ipocrisia di voler “interpretare” le esigenze della cittadinanza
torinese attraverso un mesetto di osservazione di un cantiere culturale
come è la Cavallerizza oggi. Più preoccupante, al di là dello specifico della
Cavallerizza, è il fatto stesso che l’assessore e il comune pensino e
dichiarino pubblicamente che un processo più democratico di quello messo
in atto attraverso l’assegnazione di fatto di funzioni esplorative,
rappresentative e deliberative relative a un Monumento storico cittadino
e al suo uso a soggetti privati, non esiste. Questo ci dà, purtroppo,
la misura dell’inadeguatezza delle istituzioni cittadine nel rispondere
alla gigantesca mobilitazione dell’opinione pubblica creatasi intorno
alla questione Cavallerizza.
Che così diventa simbolo forse non di
malaffare, ma certamente di sordità e cecità nei confronti della domanda
di democrazia reale, partecipata e condivisa, che viene dai cittadini.
Il che significa di pessima politica.
Ma forse Passoni confonde il
significato della parola “condivisa” con il nome della società di
Robiglio, “tra. architettura condivisa”.
Cristina Iuli
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