martedì 26 maggio 2015

Alcune riflessioni .... sulla nascita della Nuova Cavallerizza

Una lettrice del blog ci segnala alcuni commenti sull'articolo 'Nasce la Nuova Cavallerizza' (La Stampa, 26 maggio 2015)


In data odierna la stampa riportava il coinvolgimento di Assemblea Cavallerizza 14:45 al tavolo costruito a seguito della sottoscrizione del protocollo di intesa per la vendita della Cavallerizza Reale. Questa notizia è falsa. Il coinvolgimento delle docenti Gron e Forni non è relativo ad un loro ruolo di rappresentanza dell’Assemblea Cavallerizza,
bensì erano presenti in rappresentanza del Politecnico di Torino.

Siamo sorpresi che il giornalista che ha firmato l’articolo (Minello) sia stato così “distratto” nel riportare la notizia. Quello che è certo è che il comune di Torino ha tutto l’interesse che si diffonda la voce di un nostro accordo e quindi di un loro presunto buon operato. La posizione di Assemblea Cavallerizza 14:45 è molto diversa. L’assemblea ha fortemente criticato l’ipocrisia sottesa al percorso del protocollo d’intesa, un percorso che l’assessore Passoni definisce, con la sua abituale spudoratezza, la “quintessenza della democrazia”, ma che, come capirebbe anche un bambino, nei fatti ha ben poco di democratico.
 
A cominciare dalla scelta di affidare un progetto così strategico e delicato, anche simbolicamente, alla valutazione preventiva di un soggetto da tempo inserito nella filiera imprenditoriale cittadino-bancaria-politecnica torinese: «Homers». Scrive La Stampa: “Gli architetti di Homers valuteranno ogni idea, mentre gli economisti di «Equiter» valuteranno costi e sostenibilità economica di ogni progetto. Il masterplan che ne verrà fuori sarà la «Bibbia della Cavallerizza» alla quale dovranno rifarsi gli investitori che riterranno di partecipare al bando o bandi che verranno per trasformare il sogno in realtà. Passoni: «Un processo più democratico non esiste». 

 
Che cos’è questo processo democratico con Masterplan biblico, di cui parla Passoni? Alla Compagnia di San Paolo viene delegato lo studio di fattibilità (ossia che si può o non può fare) riguardo alla destinazione della Cavallerizza. Però la Compagnia è parte in causa, in quanto una filiale di Intesa San Paolo ha prestato soldi al Comune che, di rimando, ha posto tra le altre garanzie la Cavallerizza. La Compagnia di San Paolo, a sua volta, ha assoldato la società Homers --“social real estate developers” -- per fare uno studio architettonico. Lo studio quindi è diretto e commissionato da San Paolo, che non essendo un ente pubblico con finalità pubbliche, punta naturalmente a realizzare il massimo guadagno possibile, legittimamente derivato dalla cessione del bene o dalla sua messa a valore privato. 

 
Il conflitto tra il bene pubblico, cittadino, comune e l’interesse di un soggetto privato -- ancorché definito da Fassino “parastatale” -- esplode dunque in questa vicenda della Cavallerizza Reale.

 
Ma c’è di più. “Homers” significa l’Architetto Robiglio, intervistato oggi su La stampa. Oltre a essere Professore Ordinario del Politecnico, Robiglio è anche libero imprenditore e fondatore, insieme a Isabelle Tuissant, di TRA, uno studio di architettura specializzato in riconversione e riuso di edifici pubblici, e coinvolto nel comitato scientifico di TORINO STRATEGICA, associazione di cui fanno parte tutti i big dell’affare Cavallerizza, nonché membro di Avventura Urbana, l’associazione che si occupò della progettualità partecipata in merito agli asili -- poi purtroppo privatizzati. 

 
Homers, a sua volta, ha incaricato l’associazione “luoghi possibili” di osservare la struttura e il modo di agire dell’assemblea. L’associazione ha il compito di fare qualche intervista durante il mese di giugno, riportarla a Homers e così superare il problema democratico della progettualità partecipata con la cittadinanza.
 

Sorvoliamo sull’ipocrisia di voler “interpretare” le esigenze della cittadinanza torinese attraverso un mesetto di osservazione di un cantiere culturale come è la Cavallerizza oggi. Più preoccupante, al di là dello specifico della Cavallerizza, è il fatto stesso che l’assessore e il comune pensino e dichiarino pubblicamente che un processo più democratico di quello messo in atto attraverso l’assegnazione di fatto di funzioni esplorative, rappresentative e deliberative relative a un Monumento storico cittadino e al suo uso a soggetti privati, non esiste. Questo ci dà, purtroppo, la misura dell’inadeguatezza delle istituzioni cittadine nel rispondere alla gigantesca mobilitazione dell’opinione pubblica creatasi intorno alla questione Cavallerizza. 

Che così diventa simbolo forse non di malaffare, ma certamente di sordità e cecità nei confronti della domanda di democrazia reale, partecipata e condivisa, che viene dai cittadini. Il che significa di pessima politica. 

Ma forse Passoni confonde il significato della parola “condivisa” con il nome della società di Robiglio, “tra. architettura condivisa”.


Cristina Iuli


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