martedì 26 maggio 2015

Nasce la nuova Cavallerizza

Alla stesura del piano potranno partecipare anche gli occupanti

di Beppe Minello, La Stampa, 26 maggio 2015


Un giorno, forse, entreremo a passeggiare, bere un aperitivo, mangiare un boccone al ristorante, in un pezzo di città fino ad oggi sostanzialmente «proibito». Un angolo che trasuda storia dove si ergono 30 mila metri quadrati di edifici che, convenzionalmente e tutti insieme, chiamiamo Cavallerizza, racchiusi nel quadrilatero
compreso fra il Teatro Regio, via Verdi, via Rossini e i giardini dei bastioni sconosciuti ai torinesi perchè inaccessibili.


Il patto in Comune

Bar, negozi, ristoranti sotto i portici di edifici che, ai piani superiori, quasi certamente ospiteranno, non i temuti alloggi di lusso, ma residenze universitarie perché è difficile ricavare altro da strutture vincolate fino all’ultimo mattone e formate da un corridoio e stanzette, le stesse che un tempo usavano paggi e palafrenieri. S’incroceranno, forse, gli studenti dell’Accademia Albertina e i ragazzi arrivati da tutta Europa ad ammirare una città ancora più universitaria di oggi e che troveranno nel nuovo, storico, quartiere l’ostello che Torino non ha mai avuto in centro. Per strada v’imbatterete negli studiosi e i loro allievi impegnati nelle ricerche all’Archivio di Stato finalmente dotato di spazi adeguati visto che, molto probabilmente, si sarà allargato dove oggi ci sono i genieri dell’Esercito. Nell’aria potrebbero sentirsi i gorgheggi degli artisti del Teatro Regio impegnati nelle prove, oppure gli accordi dei musicisti al lavoro nella sala di registrazione. Gli attori e le comparse del Teatro Stabile, impegnati anche loro nelle prove, saranno accanto a voi a trovare un po’ di ristoro al bar o, magari, faranno, come voi, due passi nei giardini dei bastioni finalmente aperti a tutti. Forse ci siamo fatti prendere un po’ la mano dalla descrizione di un sogno, quello della nuova Cavallerizza che ha però buone probabilità di avverarsi visto che tutti gli enti e le istituzioni toccati dal problema e desiderosi di risolverlo hanno sostanzialmente stretto un patto, ufficializzato ieri mattina a Palazzo Civico davanti all’assessore al Patrimonio, Gianguido Passoni. Patto che prevede, entro l’estate, di arrivare a stendere una sorta di masterplan della Cavallerizza, cioè le indicazioni di ciò che si potrà fare in ogni frazione del complesso urbanistico, con relativo piano di costi e sostenibilità economica di tutte le parti di proprietà comunale e di quelli acquisiti dal Demanio militare dalla Cassa depositi e prestiti di Cassa, con un occhio ai giardini dei bastioni che sono diretta competenza della Sovrintendenza.


I giovani occupanti

Sovrintendenza che, ieri, con Luisa Papotti, era presente al tavolo dove sedevano Comune, Regione, Archivio di Stato, Università, Edisu, Compagnia di San Paolo, Stabile, Regio, Accademia di Belle arti e pure Politecnico e Architettura. Attorno al tavolo c’erano, infatti, anche i professori Gron e Elisabetta Forni, sempre in prima fila con i giovani di «Cavallerizza 14,45» che occupano da un anno l’edificio. Anche loro potranno, e chiunque lo desidera, potrà suggerire progetti, idee per la cavallerizza che verrà. Gli architetti di «Homers» valuteranno ogni idea, ogni richiesta mentre gli economisti di «Equiter» valuteranno costi e sostenibilità economica di ogni progetto. Il masterplan che ne verrà fuori sarà la «Bibbia della Cavallerizza» alla quale dovranno rifarsi gli investitori che riterranno di partecipare al bando o bandi che verranno per trasformare il sogno in realtà. Passoni: «Un processo più democratico non esiste».

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