sabato 23 maggio 2015

Un anno di “Occupy Cavallerizza”

Il movimento organizza concerti, social-picnic e una radio. Ma fa scappare gli investitori

di Emanuela Minucci, La Stampa, 23 maggoio 2015


«Minimo tre persone a turno: cambiare tubo dell’acqua, decespugliare il giardino, cominciare pulizie sala teatro, portare elettricità». Era il 28 maggio di un anno fa quando questo cartello venne appeso sui muri délabré della Cavallerizza. Cominciò con quella scritta a pennarello verde l’occupazione da parte dell’Assemblea 14.45 delle antiche scuderie dei Savoia. L’obiettivo allora come oggi era occuparsi di quel gioiello tutelato dall’Unesco perché restasse un bene comune. «Qui non si tratta di dare la cera sulle macerie - disse allora e ripete oggi Giulia Druetto, avvocato praticante, chioma lampone e
collana etnica - ma di dimostrare quanto bene vogliamo a questo luogo pubblico, che vogliamo resti tale». E oggi questo primo compleanno si festeggerà in puro stile «Occupy Cavallerizza»: dibattiti (sarà anche ospite «via Asti liberata» e l’ex Moi), concerti, visite guidate, e poi la presentazione della «chiamata all’azione» del nuovo modello economico e dei gruppi di lavoro. Il tradizionale mix di festa e impegno civile. Con tanto di presentazione della nuova moneta della Cavallerizza e di una radio che da qualche giorno si ascolta su internet Radio Sbam 14.45.

Un anno di performance
In dodici mesi di sacchi a pelo stesi sul pavimento laddove dormivano i cavalli del Re le scuderie dei Savoia, i giovani occupanti hanno organizzato una cinquantina di concerti, almeno ottanta dibattiti, gli incontri off di Biennale Democrazia, almeno due cene sociali la settimana, circa 40 spettacoli teatrali e altrettante performance danzanti. «E, soprattutto, abbiamo, in accordo con la Soprintendenza - spiega oggi Giulia Druetto - restituito alla cittadinanza un giardino secolare di rara bellezza.

La fuga degli investitori
Un anno di occupazione però ha il suo lato B, quello che sta costando a Palazzo civico l’empasse della vendita del comprensorio gioiello degli edifici che ha in catalogo il Comune. E ora però le banche battono il tempo all’amministrazione. I fatti sono chiari: già prima dell’occupazione sono andate deserte due gare. Da un anno a questa parte, però, come spiegano alla Divisione Urbanistica, l’interesse da parte degli investitori si è molto intiepidito. Un bene occupato, specialmente con i paletti che hanno posto i suoi occupanti rispetto ad una sua ipotetica vendita, vede fuggire i possibili acquirenti. E suona come un ultimatum la richiesta inviata da Intesa Sanpaolo e da Unicredit al Comune di Torino qualche giorno fa. Le banche chiedono al comune entro il 30 giugno un piano dettagliato per la dismissione di un pacchetto di immobili fra cui c’è la Cavallerizza. E il Comune sembra avere pronta la ricetta: «Il processo decisionale che, presto, illustreremo è la quintessenza della democrazia» sostiene l’assessore al Patrimonio Gianguido Passoni. Fra qualche giorno si sveleranno gli ingredienti.


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